Laminato o pavimento in legno?

Se dici parquet dici legno – quindi –

tutto quello che legno non è…

non dovrebbe chiamarsi parquet.

Che confusione

C’è molta confusione intorno al concetto di pavimento in legno. Probabilmente l’utilizzo del termine parquet non aiuta a fare chiarezza. Spesso questo termine è utilizzato per individuare ogni rivestimento in legno e anche quelli che del legno hanno solo la sembianza estetica.

Il laminato

Il laminato è certamente una tra le soluzioni più economiche e veloci per ripavimentare una stanza. Detto questo però, non lo si deve confondere con un pavimento in legno. Il laminato è un rivestimento composto da più strati di diverso materiale e spessore. Il corpo centrale è costituito da impasti di legno macinati e incollati (MDF – Medium Density Fireboard), ricoperti superficialmente da un foglio decorativo di materia plastica, che imita le venature del legno attraverso sofisticate tecniche di stampa. Oltre a risultare artefatto, perché emula l’estetica del vero legno, non è salubre in quanto composto e incollato con materiali non naturali e sintetici.

Il parquet

La norma di riferimento per la definizione di parquet è la UNI EN 13756 del 2018. Secondo il dato normativo il parquet è una pavimentazione di legno con uno spessore minimo dello strato nobile di 2,5 mm prima della posa.

A differenza del laminato ha una struttura portante in vero legno ed è ricoperto in superficie da uno strato di legno nobile, che garantisce allo stesso modo l’autenticità e tutta l’eleganza di un materiale vero e sincero. Un evergreen, tutt’altro che una tendenza passeggera, tanto nei contesti urbani che in quelli più “fuori porta”, zone marittime incluse. Accogliente e raffinato, il parquet resiste alle mode e al tempo grazie al suo fascino primordiale che non lascia indifferenti progettisti, interior designer e amanti dello stile.

L’evoluzione del pavimento in legno

Fino agli anni ’80 il pavimento in legno più utilizzato era quello in legno massello: costituito da un unico strato di legno nobile, con tutti i pregi e i difetti che ne derivavano. In particolare, questo tipo di tavola risentiva molto dei cambiamenti di temperatura e umidità; torsioni, imbarcamenti e spazi tra le doghe erano difficili da evitare. Mentre nei grandi palazzi del passato rumori, scricchiolii e movimenti erano normali e facevano parte del fascino senza tempo di quei luoghi, in una casa contemporanea questa scelta è ormai superata.

Così, a partire dagli anni ’80, il legno massello è stato progressivamente sostituito dal parquet industriale a due strati. Lo strato nobile veniva assottigliato fino a 4 mm e successivamente incollato a un supporto in multistrato, quasi sempre in betulla. Per lo spessore ridotto e la scelta economica del retro, questo tipo di parquet era stabile solo se incollato al massetto.

È con l’arrivo degli anni ’90 che si affaccia sul mercato internazionale il pavimento in legno a tre strati. Rispetto alla precedente alternativa, la struttura a tre strati rappresenta sicuramente un passo avanti in quanto a stabilità della tavola, ma la vera svolta fu la conseguente rivoluzione sui sistemi di posa. Nel passato il vincolo strutturale permetteva solo la posa inchiodata (per il massello) o incollata (per il due strati), con l’avvento del tre strati si aprì la via alla posa flottante: un meccanismo a incastro tra plancia e plancia che permette che il pavimento sia unicamente adagiato al massetto senza bisogno di colla.

Tre strati sì, ma attenzione alla struttura

Abbiamo capito la differenza tra laminato e pavimento in legno, ora però concentriamoci sulle caratteristiche strutturali che distinguono i diversi tipi di tre strati esistenti sul mercato. Come scegliere? Quali sono i paramenti per fare una valutazione serena? Ma soprattutto, quanto incide la struttura sul risultato finale della pavimentazione?

Per semplificare ma non banalizzare elenchiamo gli aspetti più importanti da tenere in considerazione:

  • Solo una struttura con uno spessore totale maggiore o uguale ai 15 mmpuò garantire stabilità dimensionale e favorire sistemi di installazione salubri come la posa flottante, che evita l’utilizzo di collanti per ancorare il pavimento al massetto.
  • Solo i tre strati incrociaticonferiscono sufficiente capacità di flessione e di resistenza alla torsione e all’imbarcamento grazie alla particolarità della costruzione degli elementi che, controbilanciandosi tra loro, stabilizzano l’intera struttura.
  • La lamella nobile e il retro presentano uguale spessore e le stesse caratteristiche tecniche. Sono costituiti dalla stessa essenza o da essenze con prestazioni equivalenti. Questo consente agli elementi di rispondere in maniera identica alle sollecitazioni dell’ambiente in cui sono posati, garantendo la massima stabilità dimensionale della struttura.
  • Fondamentale è la fase di incollaggio dei tre strati, che dovrebbe avvenire solo attraverso l’utilizzo di colle viniliche rispondenti ai migliori requisiti di salubrità e rispetto dell’ambiente. Questa scelta potrebbe sembrare poco importante, ma si rivela basilare in quanto in questo modo si evita l’uso di sostanze tossiche.

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